martedì 26 maggio 2009

Erg: l'isola dove gli stipendi sono in Kwats

La parabola dell'isola di Erg costituisce il primo capitolo di Fuels Paradise, un saggio scientifico/divulgativo di economia dell'energia scritto dal fisico Peter Chapman. Scopo della trattazione è la messa in discussione del modello di sviluppo del Regno Unito (e più in generale delle nazioni industrializzate) a partire dall'analisi dei costi energetici di produzione delle merci e dei consumi nazionali.

Erg è un'isola del Mediterraneo la cui capitale è Joule. Prima del 1922 l'isola aveva commercio quasi esclusivamente con l'Italia. 
Nel 1922, con l'avvento di Mussolini al potere, il governo socialista di Erg ruppe tutti i rapporti commerciali e diplomatici con l'Italia e si rivolse alla Francia per forniture di combustibile e macchinari. Questi scambi si interruppero nel 1930 con la grande crisi economica delle grandi nazioni industrializzate conseguente al crollo di Wall Street. 
Dal 1930 al 1945 (fine della seconda guerra mondiale) l'isola di Erg rimase completamente tagliata fuori dal resto del mondo organizzandosi in un sistema di economia autosufficiente. Tale sistema vige ancora oggi e si chiama sistema xat. 

Il sistema xat si basa
a) su un'economia statale centralizzata per quanto riguarda le industrie principali (carbone, acciaio, agricoltura) e l'industria manufatturiera (macchinari agricoli, prodotti chimici, vetro, carta etc.);
b) su un sistema produttivo artigianale decentrato (la maggior parte dei beni di uso domestico viene prodotta dalle migliaia di isolani che lavorano in proprio);
c) sulla marcata sufficienza alimentare di ogni isolano, grazie all'orto annesso ad ogni casa.

E' previsto per ogni isolano un periodo di lavoro obbligatorio nelle industrie statali della durata di quattro anni. 
Il governo assicura a ciascuno una rendita in Kwats inversamente proporzionali alla produttività del suo orto. In questo modo viene incoraggiata doppiamente la coltivazione dell'orto domestico, sia attraverso la raccolta diretta dei frutti del lavoro sotto forma di cibo e combustibili, sia attraverso la diminuzione delle imposte. La filosofia del sistema è infatti questa: se una persona non produce abbastanza per se stessa, allora il governo ottiene attraverso le imposte un'entrata extra per supplire alla mancata produzione privata (naturalmente i lavoratori a tempo pieno dell'industria statale ricevono una rendita supplementare, comprensiva della possibilità di lavorare in proprio). In complesso quasi la metà del cibo necessario alla popolazione viene coltivato nei 120 Kmq di orti privati.
La densità di popolazione è di 1/4 di quella di una nazione europea tipo. La popolazione è stazionaria e dal 1930 il regolamento edilizio proibisce la costruzione di nuove case.

Dice un giornalista inglese che vive nell'isola: "Il contrasto tra Londra e Joule è lampante appena si sbarca dall'aereo all'aeroporto di Joule. Il principale edificio dell'aerostazione assomiglia più a un'enorme fattoria gallese che a un centro di comunicazione col resto del mondo. Costruiti in pietra, con soltanto alcune finestrelle, gli edifici sono in stridente contrasto con le strutture di vetro e cemento che ci siamo lasciati alle spalle poco tempo fa. La maggior parte dei passeggeri appena arrivati lascia l'aeroporto su taxi trainati da cavalli. Questi taxi sono usati soprattutto da visitatori, mentre gli isolani preferiscono spostarsi da un luogo all'altro in bicicletta, con tricicli e perfino con autobus a pedali. La strada che porta in città è spaziosa e mai congestionata dal traffico. Da un lato le case sono vicine alla strada mentre dall'altro, quello meridionale, vi sono ampi giardini lunghi 40 o 50 metri. La maggior parte delle case, come gli edifici dell'aeroporto, sono fatte di pietra, con un tetto singolo incatramato e solidamente ricoperto di vetro. Ma l'immagine più toccante è quella dei mulini a vento. A Joule ci sono tanti mulini a vento quante sono le antenne televisive di un quartiere londinese delle stesse dimensioni... ogni casa ha il suo mulino..."
Come ci dicono in modo trasparente il nome dell'isola e della sua capitale, nonchè l'unità di misura degli stipendi e rendite statali che è il Kwat, ci troviamo in una società la cui struttura è basata sulla logica dell'uso razionale dell'energia ( carbone, sole, vento, forza muscolare animale e umana) e delle risorse piuttosto che sul mercato. Siccome le risorse primarie disponibili sono fissate dalla dimensione dell'isola, ne consegue che la popolazione è stazionaria. 
Ecco una risposta agli attuali problemi ecologici di inquinamento ed esaurimento progressivo delle risorse mondiali.

Per quanto riguarda la struttura produttiva dell'isola va poi osservato che non esiste l'industria privata e che all'industria centralizzata di stato si affiancano le mille attività artigianali decentrate praticate dai singoli (tecnologie a piccola scala) in un sistema complessivo che si muove tra collettivismo socialista e autonomia individuale di stampo anarchico. Ecco una seconda risposta ai mali presenti: abolizione della competitività produttiva e commerciale attraverso una produzione basata sui bisogni reali della popolazione. Gli abitanti di Erg non fanno un unico mestiere per tutta la vita: lavorano solo per quattro anni a tempo pieno nelle fabbriche di stato, poi coltivano la terra e praticano una forma di attività artigianale scelta in base alle proprie inclinazioni. Ed ecco una terza risposta alla società industriale del XX secolo: riduzione al minimo del lavoro coatto e ripetitivo affinchè alla fissazione e specializzazione dei ruoli subentri il lavoro creativo.
[...]

Dal Libro di Maria Bottero: Progetto Ambiente - Maggioli Editore

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